Era il settembre del 1998 quando la NATO lanciò l’ultimatum a Slobodan Miloševic, presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, per porre fine alle operazioni di pulizia etnica contro gli abitanti del Kosovo di etnia albanese. Al fallimento di tutti i tentativi di mediazione internazionale, il 24 marzo del 1999 ebbero inizio i bombardamenti da parte delle forze della NATO. L’operazione, chiamata Allied Force, vedeva coalizzate 13 nazioni fra le quali Stati Uniti, Francia, Inghilterra, e Spagna. Anche l’Italia partecipò all’operazione, per iniziativa dell’allora governo D’Alema. Mettendo a disposizione le basi logistiche per quei bombardamenti.

I bombardamenti avvennero anche a nocumento di strutture civili, edifici pubblici, ponti, autobus e stazioni, causando la morte di migliaia di civili serbi.

Per comprendere il contesto che ha portato allo scoppio del conflitto è necessario fare un passo in dietro di dieci anni. Nel 4 marzo del 1980 morì Josip Broz Tito, il padre della Jugoslavia. Grazie al suo carisma era riuscito a tenere assieme per quarant’anni diverse etnie e popoli con culture differenti. Alla sua scomparsa è stata istituita una presidenza collegiale affidata a rotazione annuale a un rappresentante delle sei repubbliche e delle due province autonome del Kosovo e Voivodina. Sistema che durò sette anni.

Ben presto riaffiorarono volontà indipendentiste e nazionalismi, rimasti sopiti durante la dittatura comunista di Josip Broz Tito. L’emergere di conflitti e guerre inter-etniche portò la NATO all’intervento militare e alla dissoluzione dello stato della Jugoslavia.

A distanza di quasi ventanni dai bombardamenti avvenuti a Belgrado, ex capitale della Iugoslavia e attuale capitale della Serbia, alcuni edifici colpiti (ubicati in zone centrali) non sono ancora stati ristrutturati. Non per questioni economiche, ma per memoria storica di quella che da molti è considerata un’aggressione. Quei palazzi sono il simbolo di due narrazioni differenti. Quella dei crimini del dittatore Slobodan Miloševic e quella della prepotenza della comunità internazionale nei confronti della Serbia.

Secondo lo studioso di architettura Francesco Mazzucchelli dell’università di Bologna i palazzi bombardati di Belgrado sono come monumenti che rappresentano il conflitto tra la comunità internazionale e il popolo serbo. Le immagini degli edifici sono state spesso strumentalizzate da parte di movimenti nazionalisti dall’esecrante estremismo politico. Rappresentano ferite ancora aperte – di recente è stato assassinato l’avvocato di Milosevic – di un popolo che fa fatica a trovare una narrazione condivisa di quello che è considerato il più atroce conflitto scoppiato dopo la Seconda guerra mondiale.

IL PALAZZO TELEVISIONE DI STATO

Il palazzo della televisione di stato (RTS) si trova tra la chiesa di San Marco e il parco Tašmajdan. Il 23 aprile del 1999 alle 2:06 del mattino un missile sfondò l’edificio uccidendo sedici persone, giornalisti e impiegati. Una lapide posta di fronte al palazzo porta l’iscrizione “Perché?”. L’ex direttore della RTS Milanovic è stato condannato a 10 anni di carcere per non avere ordinato l’evacuazione dello stabile per tempo. Ma l’accaduto ha ancora aspetti poco chiari, soprattutto riguardo a presunte responbabilità dei vertici del ministero della Difesa e dell’esercito. Il sospetto è che possano avere omesso l’avviso dell’attacco e di avere quindi incastrato Milanovic.

Palazzo televisione di stato Serbia Belgrado RTS
 
alazzo televisione di stato Serbia Belgrado RTS
 
Palazzo televisione di stato Serbia Belgrado RTS
 
Palazzo televisione di stato Serbia Belgrado RTS

 
IL MINISTERO DELLA DIFESA

Il Generalštab è stato costruito nel 1963 da Nikola Dobrovic, partigiano jugoslavo e uno dei più illustri moderni architetti serbi. E’ l’edificio dove avevano sede il ministero della Difesa e quartier generale dell’esercito. Si trova in via Kneza Miloša, una delle vie principali di Belgrado, dove sono presenti anche numerose ambasciate. Questa struttura, che in passato ha avuto una funzione prestigiosa, oggi ha un destino incentro. I palazzi non recano alcuna targa commemorativa, e da alcuni anni si parla riguardo a un possibile riciclo della struttura come hotel di lusso.

Generalštab bombing belgrad
 
Generalštab bombing belgrad
 
Generalštab bombing belgrad
 
Generalštab bombing belgrad ministero difesa
 
Generalštab bombing belgrad ministero difesa
 

 

 
Palazzi bombardati belgrado ministero difesa
 
LE FOTO DELLE VITTIME

L’endemico sentimento di ingiustizia percepito da gran parte del popolo serbo per i bombardamenti della NATO è cavalcato da molte formazioni politiche, anche fra le più moderate. Davanti al Parlamento è posto da anni un lungo striscione col quale si chiede giustizia per le circa 2500 vittime della guerra. Diverse cornici con fotografie di giovani serbi rimasti uccisi sono state poste anche sotto al monumento eretto nel 1930 in segno di gratitudine alla Repubblica francese per l’aiuto ricevuto durante la Prima guerra mondiale, che si trova all’interno del parco Kalemegdan.

Parlamento Serbia Belgrado
Striscione commemorativo davanti al Parlamento

 

 

monumento gratitudine francia belgrado
Fotografie dei serbi rimasi uccisi durante i bombardamenti della NATO poste sotto al monumento dedicato alla Repubblica francese

 
monumento gratitudine francia belgrado
 

WE WERE JUST A CHILDREN

“Eravamo solo bambini” è l’iscrizione incisa in lingua inglese e serba sulla scultura installata il 30 giugno del 1999 nel parco Tašmajdan. E’ dedicata a tutti i bambini rimasti uccisi durante i bombardamenti della NATO.

parco Tasmajdan monumento bambini Belgrado
 

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