Non voglio parlare di statistiche, indici, numero di contagiati, tassi di mortalità e altre questioni tecniche, perché non mi interessano. Non mi interessa neanche dibattere per avallare o confutare questa o quella teoria scientifica, questa o quella affermazione sui rischi di contagio, sui numeri di terapie intensive, su cosa succederebbe se i governi ci imponessero questa o quell’altra scelta, che ogni minuto escono fuori dalla bocca degli esperti. Le risposte non si trovano mai in superficie, dicono. Bisogna scavare, bene, e a fondo. Dove, presumibilmente, tv e social non arrivano. A scavare, appunto, almeno a me, sorge una questione. Tutti sappiamo ben distinguere un atto di violenza da uno che non lo è, anche se concretamente l’azione è identica. A fare la differenza è un’astrazione, un principio fondamentale, basilare, che è nella nostra testa, che è il fondamento della nostra civiltà. Cosa è che differenzia uno sfasciacarrozze da un vandalo, un’impresa di demolizioni da un gruppo di terroristi bombaroli, fare l’amore da uno stupro? Nel primo caso c’è consensualità, nel secondo no. E’ soprendente come la realtà dei fatti cambi in base a questo principio.
Rimango altrettanto sorpresa nel sapere che le stesse persone che non dubiterebbero mai come fare l’amore senza il consenso di entrambe le parti sia stupro, come distruggere un’automobile senza il consenso del proprietario sia vandalismo, come far esplodere un edificio senza averne concordato la demolizione con chi ne possiede i diritti sia terrorismo, ma non credono che una prestazione sanitaria imposta con la forza sul corpo di una persona sia violenza.
Ci indignamo, come società civile, quando le università cinesi chiedono le liste degli studenti LGBT, perché schedare categorie di persone è contrario ai diritti fondamentai, naturali, a qualsiasi idea di civiltà e rispetto dell’individuo. In sostanza, contrario ai valori fondamentali che accomunano l’Occidente. Un governo che scheda le persone sbaglia. Sempre. Senza deroghe o eccezioni.
Rifiuto categoricamente anche solo la lontana idea che debba esistere un’autorizzazione da parte di un’autorità per poter circolare, relazionarsi con gli altri, studiare, lavorare, in sostanza per poter vivere. Non serve e non deve servire alcuna autorizzazione per poter vivere. Ma è per il “bene comune”, dicono. E’ in nome del “benessere aggregato”. Dove conta la maggioranza, non l’eccezione. Le leggi si fanno per la maggioranza e per volere della maggioranza. Non per chi si discosta dalla media statistica e per loro volere. Mi dispiace, ma non accetterò mai che vite, libertà e diritti di alcuni individui possano essere sacrificati in nome di un presunto bene collettivo. Mantenete la vostra squallida coercizione e le vostre minacce di morte lontane da me.
d.l.
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