Lettera inviata al direttore Andrea Mancia del quotidiano L’Opinione e pubblicata il 9 marzo 2022

 

Gentile direttore,

scrivo a lei perché L’Opinione, fra le altre cose, si è da sempre rivelato un baluardo e un avamposto di cultura liberale. Uno spazio libero e alternativo alle opinioni ciancicanti del mainstream. Io, oggi, da libertaria, scrivo a un quotidiano liberale. Ritengo che non si possa essere liberali senza prima essere sovrani di se stessi; senza prima raggiungere la sovranità individuale. Essere liberi è una condizione inalienabile, che parte prima di tutto dall’individuo e dal suo pensiero. Significa essere liberi dalla corrente della maggioranza quando questa sbaglia. Significa considerare la qualità delle cose e non la quantità. Significa porre la libertà a nucleo generatore delle condizioni e delle relazioni umane. Gentile Andrea Mancia, le scrivo queste parole che mi vengono dal profondo e ne faccio cortese richiesta di pubblicazione.

Oggi è quanto mai importante interrogarsi su significato della libertà, parola che è da sempre al primo posto nella dimensione di coloro che pongono la libertà sopra all’uguaglianza. Parlo di noi libertari. Siamo stati uniti nel condannare le follie del Green pass e del lockdown come palesi e ingiustificabili violazioni della sovranità individuale, sul proprio corpo e sulla proprietà. Ma un altro evento di incredibile portata è emerso inaspettatamente per tutti. Il conflitto Russia-Ucraina ha inevitabilmente puntato nuovamente un faro sulla parola libertà, rivelando dilemmi che ora affliggono e dividono noi libertari. La maggior parte dei libertari del mondo condannano l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, un’aggressione deplorata da tutti i principali movimenti e partiti liberali e libertari d’Europa e del mondo.

Javier Milei è leader del partito argentino, di impronta libertaria e liberista, La Libertad AvanzaHa una promettente carriera politica e su di lui sono puntati gli occhi di molti libertari e non solo. Milei ha fermamente condannato l’aggressione dell’Ucraina e criticato il Governo argentino per non essersi espresso “energicamente” contro l’invasione di Putin e ha definito quest’ultimo un dittatore e un assassino. Ha affermato, inoltre, che chi è neutrale è complice.

“È il mondo libero contro coloro che sono contro la libertà” ha detto. Il Partito Libertario di Russia non è stato da meno e il suo leader, come reso noto sui social, è stato arrestato e deportato in una località sconosciuta per il solo fatto di essersi espresso contro la guerra. Ci sono però diversi nodi e questioni che rimangono scoperti, al di là di doverosi messaggi social di condanna. Tutti noi sappiamo della delicatezza della situazione in Ucraina in relazione alle Repubbliche separatiste di Donbass e Crimea. Un libertario non può rifiutarsi di credere che il diritto di emancipazione dei popoli non sia elemento fondamentale. Questo non è riconosciuto solo dai libertari, ma dal Diritto internazionale, che annovera l’emancipazione dei popoli nell’ius cogensSepararsi è un loro diritto, è sacro e va rispettato. Non possiamo però chiudere gli occhi su tutta un’altra parte della realtà.

Appare evidente come l’invasione di Putin ai danni dell’Ucraina aveva solo come casus belli la tutela del diritto di emancipazione dei popoli delle Repubbliche separatiste. Putin non si è arrestato a Luhansk ma ha portato avanti una guerra a tutto campo contro il popolo ucraino e la sua gente, la quale rifiuta di sottomettersi all’egemonia tirannica dell’invasione. Il popolo e l’esercito ucraino stanno tuttora resistendo strenuamente, nonostante un rapporto di forze incredibilmente squilibrato in favore dei russi. Appare impossibile, per me, in quanto libertaria, non condannare fermamente questa aggressione dispotica e prendere le difese dell’Ucraina. Posso dire che in questa situazione mi appare chiaro il ruolo delle parti: c’è un aggressore e un aggredito, una vittima e un carnefice, un minacciato e un minacciante, fra i quali noi europei.

Vengono però, da più parti, avanzate delle contestazioni a questa realtà. Il riferimento è alla Nato e all’ipotetico percorso del Governo ucraino per avvicinare il Paese all’asse euro-atlantico. La Russia, dicono, non avrebbe mai potuto accettare di avere basi Nato ai propri confini, perché sarebbe stata un’aggressione alla sovranità russa. E che, quindi, si tratterebbe di una invasione preventiva al fine di tutelare la propria sovranità nazionale. C’è da puntualizzare, però, che la Nato confina fin dal 1949, anno della sua costituzione, con la Russia. Questo è spesso totalmente ignorato da chi giustifica l’aggressione di Putin. Poniamo però che le preoccupazioni dei filorussi nostrani fossero reali. Se fosse come loro narrano, perché allora l’Ucraina non potrebbe dire lo stesso? Per l’Ucraina dovrebbe essere sicuro essere circondata dalle bombe atomiche del Governo di Putin? Ricordiamo che la Russia possiede un arsenale atomico di 6255 armi delle quali 1625 sono nelle unità operative. Questo significa che sono pronte all’uso. È giusto, quindi, che la Russia si preoccupi di un Paese che sceglie di guardare a Ovest e che invece le preoccupazioni dell’Ucraina non abbiano valore? Inoltre, circa l’accostamento della crisi ucraina a quella di Cuba del 1962 sostenuta da chi giustifica Putin, il collega Giovanni Sallusti fa notare che in Ucraina non ci sono missili Nato puntati contro Mosca, mentre a Cuba c’erano missili sovietici puntati contro Washington.

“L’adesione dell’Ucraina alla Nato non era nemmeno all’orizzonte – ha scritto, fra le altre cose, la giornalista Anna Zafesova su La Stampa – c’era tutto il tempo per discutere un eventuale impegno a non farle collocare missili, bombe o basi, nell’ambito del negoziato strategico offerto da Washington”.

“E a rappresentare la “giunta nazista” c’è Zelensky – ha continuato la giornalista – un russofono di origini ebraiche che ha raccolto più voti proprio in quell’Est che Putin vorrebbe proteggere da un presunto genocidio”. A proposito di nazismo, i sostenitori di Putin insistono che in realtà l’Ucraina e il suo Governo sarebbero una banda di nazisti con l’obiettivo di uccidere i russofoni. A tal proposito, è giusto far notare che non solo il presidente Volodymyr Zelensky è ebreo, ma anche il primo ministro che è stato in carica dal 2016 al 2019, Volodymyr Grojsman, è apertamente ebreo. Questo significa che l’Ucraina è stato anche l’unico Paese al mondo, a eccezione di Israele, ad avere allo stesso tempo un presidente e un primo ministro dichiaratamente ebrei. Nell’attuale composizione del Parlamento ucraino, oltretutto, non c’è un solo Partito Fascista. Nelle ultime elezioni, il partito nazionalista di origine neonazistaSvoboda, ha preso solo il 2,15 per cento. Possiamo dire che l’estrema destra è decisamente più fortunata in molti paesi dell’Europa occidentale. Nonostante questo, c’è chi punta il dito sul battaglione Azov, un reparto militare ucraino che sarebbe di ispirazione neonazista, formatosi nel caos della secessione della Crimea dall’Ucraina. Cosa dovremmo dire, allora, del reparto dei paracadutisti della Folgore costituito in Italia durante il Governo fascista e attivo ancora oggi? È ormai chiaro che credere che l’Ucraina sia uno Paese nazista significa avere gli occhi bendati ed essere convintamente imbottiti della propaganda del Cremlino. È inoltre da evidenziare che Vladimir Putin nel suo discorso alla nazione ha giustificato l’invasione dell’Ucraina citando Lenin e affermando che bisogna essere orgogliosi del passato dell’Unione Sovietica. Putin, ricordiamo, era un membro del Kgb, agenzia dei servizi segreti del regime comunista russo capace di crimini efferati. Poche ore dopo l’inizio dell’invasione sono stati avvistati e documentati dai quotidiani dei carri russi con la bandiera dell’Unione Sovietica avanzare in territorio ucraino.

Ora che ho delineato un quadro generale dei fatti, è opportuno domandarsi quale dovrebbe essere la posizione di un libertario. Sostenendo l’Ucraina si finisce per appoggiare la Nato? Forse. Ma certamente sostenere un popolo aggredito non mi rende meno libertaria, se a difenderlo sono anche le istituzioni euro-atlantiche. Un libertario può sostenere la Nato? Fermo restando che la Nato non ha nulla di libertario in sé, forse non c’è una risposta neanche a quest’ultima domanda. Non esistono patenti del vero libertario. Murray Newton Rothbard, economista e filosofo nonché il principale ideatore delle basi teoriche del cosiddetto anarco-capitalismo, nel suo celebre e breve saggio Anatomy of the State descrive lo Stato come un’organizzazione intrinsecamente violenta, che si serve di artifici per raggiungere i suoi scopi ed è geneticamente programmata a espandersi sempre di più in ogni aspetto della vita economica e sociale delle persone. Sotto quest’ottica, la Nato non è altro che uno dei tanti artifici con la quale la mano pubblica persegue i suoi personali interessi di autosostentamento e spesso non sono gli stessi degli individui che assoggetta.

È da fare però un paragone tra la dicotomia delle diverse dimensioni. Rifiutandosi di scegliere tra due mali, non c’è forse il rischio di ritrovarsi circondati dal male peggiore? Allora occorre non mettere sullo stesso piano Nato, il modello russo e quello cinese. Conosciamo il terrore delle persecuzioni degli Uiguri e dei Falun Gong nei terribili gulag cinesi, come le brutali repressioni dei dissidenti nella Russia di Putin. Una loro espansione non rischierebbe di comprimere ulteriormente quelle poche libertà che già abbiamo? Voglio essere sincera. Non vorrei mai crescere i miei figli in un mondo dove chi critica il Governo rischia di essere arrestato e torturato in carcere, ma in un mondo dove, chi vuole, può svegliarsi la mattina e gridare che l’Esecutivo fa schifo senza nulla temere, perché riconosciuto come diritto. Posso concludere, come libertaria, che la Nato è preferibile ma non auspicabile. Sono perfettamente consapevole di queste parole. Gli errori della Nato sono visibili ancora oggi a Belgrado come altrove, dove nel 1999 il bombardamento del palazzo della televisione di Stato da parte dell’Allied Force ha causato la morte di sedici persone tra giornalisti e impiegati. Quelle macerie sono presenti ancora oggi e le ho viste con i miei occhi. I libertari vogliono la pace, vogliono un mondo costruito a misura di individuo, vogliono che ogni individuo sia libero di manifestare la propria intraprendenza, le proprie idee, la moralità, nel rispetto del principio di non aggressione.

Solo l’individuo pensa, solo l’individuo ragiona, solo l’individuo agisce. Solo l’individuo è capace di agire con moralità. Questo è ciò che affermava Ludwig von Mises, economista e tra i più influenti filosofi del pensiero liberale e precursore del libertarianismo moderno. L’idea che la somma degli individui costruisca un cervello unico è alla base di ogni direzione socialista di questi ultimi decenni. Noi libertari, in fin dei conti, siamo uniti: contro la sinistra e la destra sociale, i quali errori risiedono in gran parte nelle istanze economiche e non solo. I libertari devono però mantenere un grande senso di lucidità rispetto alla realtà che ci circonda. È purtroppo banale dirlo, ma mentre noi siamo qui a dibattere ci sono donne e uomini che in questo momento stanno combattendo con ferocia e stanno morendo contro gli invasori della loro terra, per difendere anche solo 100 metri di suolo, guidati da un ex comico che si sta dimostrando un guerriero. È proprio vero, come diceva Yukio Mishima in Lezioni spirituali per giovani samurai, la vita umana è strutturata in modo tale che soltanto guardando in faccia alla morte si può comprendere la nostra autentica forza e il grado di attaccamento alla vita.

Caro direttore, occorre riflettere sugli odiatori dell’Ucraina. Alcuni di coloro che oggi sputano sull’Ucraina e sulla sua integrità, esprimono parole vuote sulla pace, avallando la terribilmente falsa narrazione del peacekeeping delle truppe russe, sono gli stessi che ieri rivendicavano la propria mascolinità e virilità opponendosi (con argomentazioni anche in parte valide) al Ddl Zan, paventando il declino e l’ammosciamento della civiltà occidentale, la sua “femminilizzazione”. Oggi tremano all’idea che c’è chi, con onore, sceglie di sacrificarsi per la libertà del popolo ucraino. Sembra che il tempo abbia dato le sue risposte: forse proprio loro del declino dell’Occidente sono parte integrante. Sono quei “virili” di ieri che oggi hanno scelto di stare dalla parte della codardia. Cosa è l’onore, se non prendere le armi contro un nemico invasore che ti vuole calpestare? L’aggressione dell’Ucraina ci richiama al senso del dovere. Difenderli è un dovere morale.

 

Daria L.

 

LaMeteora.info

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